Il locale si trova in Corso Italia, in pieno centro a Milano, vicino ai più noti simboli della città meneghina. Distinto ed elegante, ideale per una pausa o una cena esclusiva, per una Clientela cosmopolita ed esigente.
Con la costruzione dei Bastioni, nel 1549 -1560, un nuova Porta fu costruita sull'area che oggi chiamata Piazzale XXIV Maggio, da sempre sede della dogana sulla darsena e dal 1601 luogo di mercato delle bestie da macello e dei cavalli, luogo di commerci fino al secolo scorso, per chi giungeva in città da sud o via navigli. Da sempre luogo di scambi e crocevia di merci Porta Ticinese era la vera e propria porta di Milano per chi arrivava da sud sia per strada, sia per acqua, data la sua posizione. Da qui infatti, già nell'antichità, si districavano tre arterie: la strada per i centri rurali dei Ronchetti, attraverso il borgo di San Gottardo; quella per Pavia, quindi per Genova, lungo il naviglio Pavese; quella per Vigevano, quindi per Alessandria, lungo il naviglio Grande.
Fra il 1783 e il 1786 si era resa necessaria una nuova organizzazione della città, sia per la riscossione del dazio sia per la delimitazione del territorio urbano rispetto alla campagna.
Negli anni successivi viene avviata la trasformazione dei bastioni in viali di passeggio per le carrozze e presso le principali porte furono realizzati nuovi archi trionfali, come quello di Porta Ticinese, a fianco dei quali trovano posto i caselli daziari.
Nel 1801, corso di Porta Ticinese fu teatro dell'ingresso dell'armata francese condotta da Napoleone Bonaparte a Milano dopo la vittoria di Marengo sugli austriaci.
Fra il 1801 e il 1814, sotto Napoleone, viene ricostruita la Porta, su progetto del Cagnola per celebrare la vittoria di Marengo del 1800 e per questo ribattezzata Porta Marengo.
La Porta sorge sullo stesso asse viario, oggi corso di Porta Ticinese, su cui erano sorte in precedenza le omonime porte di epoca romana e medievale, posta a cavallo del fossato scolmatore della darsena, esternamente al tracciato delle mura spagnole.
Oggi, Porta Ticinese è rimasta espressione di due eventi che rinnovano la tradizione religiosa dei milanesi: la processione dei Magi in occasione della festa dell'Epifania e l'ingresso a Milano del nuovo Arcivescovo che prende possesso della diocesi ambrosiana.
La basilica di San Babila, conosciuta più semplicemente come San Babila, è un luogo di culto cattolico situato nell'omonima piazza a Milano, alla confluenza di corso Vittorio Emanuele II, corso Europa, corso Monforte e corso Venezia.
L’edificio risale alla fine dell'XI secolo. Costruita probabilmente sull'area di un tempio pagano, secondo la tradizione poserebbe le sue basi su un antico luogo di culto fondato dall'arcivescovo Lorenzo nel V secolo con il titolo di "ad Concilia Sanctorum". La chiesa viene ricostruita dopo il 1575 e completata con la monumentale facciata preceduta da pronao ad opera di Aurelio Trezzi. Nel 1853 si procede ad un primo restauro generale per il recupero dell'originaria struttura romanica e nel 1906 alla costruzione dell'attuale fronte neoromanica progettata da Paolo Cesa Bianchi.
Nel corso dei secoli, la basilica di San Babila è stata oggetto di svariate modifiche architettoniche. Nel 1826 le pessime condizioni ne suggeriscono la demolizione, ma tale progetto non si concretizza, anzi, tra il 1881 e il 1890 l'architetto Paolo Cesa Bianchi compie il restauro della basilica, riportandola alle forme originarie con l'aggiunta della facciata neoromanica, completata nel 1905 dall'architetto Cesare Nava. Il campanile, crollato nel 1575, è stato riedificato nel 1821 in stile barocco con materiale proveniente dalla demolizione dei portoni della città in Corso di Porta Orientale e rivestito in stile neoromanico nel 1927.
Nel 1950 lo studio BBPR riceve l’incarico di progettare un complesso polifunzionale a poche centinaia di metri dal Duomo, su alcune aree devastate dai bombardamenti alleati, in base ad un mix di funzioni attentamente studiato per adeguarsi alla normativa che regola i finanziamenti statali per la ricostruzione. La realizzazione è possibile grazie ad una concessione che il Comune di Milano rilascia alla società Ricostruzione Comparti Edilizi S.p.A. per costruire una torre di altezza eccezionale in cambio della trasformazione di una parte delle aree in suolo pubblico. La Torre diventa così un episodio isolato, in contrasto con l’idea corrente di grattacielo come tipo ripetibile: la sagoma della torre svetta per un centinaio di metri, unico ne suo genere nello skyline milanese, con il chiaro intento di ricostruire il profilo di una città che negli anni della ricostruzione sta aumentando l’altezza media degli edifici perdendo tutti gli elementi di riferimento, ovvero i campanili, le chiese e i grandi edifici pubblici. Per rispettare il contesto venne però messo un limite: la Madonnina che svetta sopra il Duomo. Infatti la Torre Velasca è esattamente un metro più bassa.
Simbolo della Milano proiettata verso lo sviluppo e la crescita economica la Torre, situata nell'omonima piazza, esprime tutta la forza e il Razionalismo Italiano durante gli anni della ricostruzione del dopoguerra. Espressione di questo progetto è anche lo stile architettonico, definito “neoliberty”, che da una parte richiamava i palazzi dell’Ottocento, dall’altra puntava allo slancio verso l’economia del decennio successivo.
Riuscì a fondere la tradizione con l'innovazione attraverso delle scelte tecniche all'avanguardia.
Un progetto tutto italiano che segue non solo le coordinate estetiche del “boom economico”, ma anche quelle di un equilibrio armonico con l’assetto urbano della città, svettando insieme al Duomo e al Castello Sforzesco, del quale richiama lo stile nella scelta dei colori e dei materiali.